La nostra mente ha i suoi piani

Se lungo la strada che percorrete ogni giorno vi capitasse per assurdo di vedere un leone affamato che vi corre incontro, cosa fareste?

 

Chiaramente non vi mettereste a parlare con l’amico a fianco sulle probabilità statisticamente impossibili che un leone possa trovarsi di fronte a voi ma scappereste a gambe levate in quanto il vostro cervello rettiliano avrebbe già attivato l’azione di Flight, correre via!

 

Il nostro cervello è come una grande casa costruita su 3 piani, ciascuno dei quali comunica con l’altro per mezzo di un interfono. Il nostro cervello si può dunque suddividere in:

  • cervello rettiliano,
  • cervello limbico,
  • cervello neo-corticale.

 

Vediamo, esemplificate, le loro funzioni

 

Il cervello Rettiliano

 

Nello scantinato, nella parte più antica della casa, vive il così detto cervello “rettiliano”. Qui abitano le nostre azioni istintive, ciò che mettiamo in atto per la pura sopravvivenza. Il cervello rettiliano attiva comportamenti necessari quando ci sentiamo minacciati e si è in preda alle emozioni negative come la paura, la rabbia, la collera…ecc emozioni gestite dal sistema limbico, il secondo piano della nostra casa;

 

Così come per gli animali quando dobbiamo agire per la nostra sopravvivenza e dobbiamo difenderci da un pericolo, reale o semplicemente percepito non ha importanza, è necessario agire e farlo in fretta. Chiunque di noi di fronte ad una minaccia non può permettersi di fare valutazioni o spendere fiumi di parole per ragionare ma deve mettere in atto comportamenti istintivi di fuga o attacco nei confronti del pericolo, Fight (combattere) or Flight (fuggire).

 

Se lungo la strada che percorrete ogni giorno vi capitasse per assurdo di vedere un leone affamato che vi corre incontro, cosa succederebbe?

 

il vostro cervello rettiliano attiverebbe l’azione di Flight, corri via!

 

Può accadere inoltre che di fronte ad un pericolo la persona non riesca ne ad attaccare ne a fuggire: accade così che il nostro organismo si difenda attraverso una sorta di congelamento “freezing” detto anche finta morte dove si è letteralmente paralizzati; nel regno animale diverse specie presentano nel loro repertorio di difesa la finta morte, pensiamo al simpatico animale Opossum del cartone animato l’Era Glaciale. Questo comportamento di “freezing”, di totale congelamento del corpo dove ci si sente paralizzati ed incapaci ad agire, si presenta in particolar modo in presenza di eventi catastrofici incontrollabili –terremoto, attentati terroristici, aggressione fisica…ecc- dove il corpo percepisce che non è possibile attaccare o fuggire ma l’unica chanche di sopravvivenza è quella di rimanere immobili.

 

Non è dunque così raro sentire testimonianze di persone che si sono sentite paralizzate senza comprendere esattamente il perchè, incapaci di reagire giungendo addirittura a svenire di fronte ad un evento incontrollabile, vedi ad es. il terremoto.

 

Il nostro cervello rettiliano dunque si nutre di istinti e con esso reagiamo senza aver nemmeno il tempo di renderci conto di ciò che stiamo facendo; infatti l’elaborazione “razionale” avviene sempre ad azione compiuta, dunque in un successivo momento dove riprende la comunicazione “telefonica” tra i tre piani della casa, in particolare con l’ultimo piano il cervello neo-corticale.

 

Il cervello o sistema Limbico

 

Il cervello Limbico è un sistema complesso, il primo piano della nostra casa, che comunica sia con lo scantinato –cervello rettiliano- che con il piano superiore –cervello neo-corteccia. Prenderemo in considerazione solo alcuni aspetti rispetto alle miriadi di funzioni svolte e che sono fondamentali per l’individuo.

 

Il sistema limbico infatti è costituito da una serie di strutture cerebrali che supportano svariate funzioni psichiche come comportamento, memoria a breve termine, apprendimento e gestione delle nostre emozioni. Esso è fondamentale in quanto tiene memoria e registra nel tempo le nostre esperienze emozionali, sia quando proviamo sensazioni piacevoli da sperimentare o che vogliamo riprovare, sia per tenere il ricordo negativo di eventi spiacevoli che in futuro non vogliamo sperimentare ma assolutamente evitare, vedi l’esempio del leone.

 

Il sistema limbico per aiutarci nella gestione delle nostre emozioni e delle nostre esperienze, presenta due vie interconnesse tra loro:

 

Una prima via, detta “bassa” - percorso talamo-amigdala- che permette all’individuo di reagire agli stimoli, in particolari quelli potenzialmente pericolosi, attraverso una elaborazione veloce, ma imprecisa. Ciò significa che l’individuo può reagire senza essere del tutto consapevole di cosa stia accadendo o di come sia fatto esattamente lo stimolo (leone) dato che questa via esclude la nostra consapevolezza; in parole povere questa stanza del primo piano comunica con lo scantinato e non ha un accesso al piano superiore, quello della neocorteccia dove passa un’elaborazione cosciente di quello che sta succedendo.

 

Cosa significa?

 

Riprendendo l’esempio del leone è proprio grazie a questa via se, prima ancora di realizzare esattamente che ci troviamo di fronte ad un leone, il nostro corpo prova un brivido di terrore lungo la schiena che ci attiva! È una risposta velocissima, non consapevole, della durata inferiore ad un battito di ciglia, ma necessaria perché il primo piano, attraverso l’interfono, comunichi immediatamente con lo scantinato per dare l’allarme al nostro corpo e ci prepari a reagire Flight (fuggire);

 

e cosa succede dopo che abbiamo provato un lungo brivido dietro la schiena e siamo pronti a fuggire?


Il percorso talamo-precorteccia-amigdala, la via “alta” consente, invece, una risposta emotiva mediata dalla razionalità; questa stanza del secondo piano infatti comunica con l’ultimo piano, sede della parte del cervello detta neocorteccia; è all’ultimo piano che vengono codificati i particolari degli stimoli per creare una rappresentazione dettagliata ed accurata. È grazie a questa comunicazione che possiamo attuare una valutazione ed una risposta più ponderata attuando un “identificazione dello stimolo” (cosa è?) e dove esso sia collocato nello spazio (dove è?) che mi fa dire: “oh cavolo è proprio un leone! devo scappare!”. In questo caso per diventare coscienti del leone occorrono 300 millisecondi un tempo lievemente più lungo rispetto a quello impiegato dalla via “bassa” per produrci un brivido lungo la schiena.

 

Quindi, se l’utilizzo immediato della via “bassa” è utile rispetto alla presa di decisone immediata di fronte a situazioni pericolose, l’utilizzo della via “alta” permette di attuarne una valutazione più precisa.

 

Tenendo conto di queste ultime considerazioni, è facile comprendere come possa capitare di provare una forte reazione emotiva, positiva o negativa, ma come sia al tempo stesso difficile controllarla a seconda della capacità della corteccia, la via “alta”, di  “frenare” l’immediata risposta istintiva della via “bassa”.

 

Se una persona ci fa arrabbiare nasce in noi la motivazione ad aggredire la persona fonte della nostra rabbia. Si tratta di una reazione automatica, istintiva, che sfrutta l’attivazione della via bassa. È solo grazie all’intervento della via “alta” che possiamo frenare il nostro comportamento e controllarlo mettendo in atto una risposta “sociale” senza oltre passare i limiti e dunque evitare un comportamento violento e dannoso per se stessi o per l’altro.

 

Il cervello neo-corticale

 

Il  cervello neo-corticale abita all’ultimo piano della “casa” ed è la parte del cervello che maggiormente si è sviluppata negli ultimi anni dell’evoluzione umana. È in questo ultimo piano che vengono prese le decisioni ed è qui che “abitano” le nostre abilità di pensiero e pianificazione più complesse.

 

È grazie alla neocorteccia se, nonostante l’alta intensità di un emozione che può pervadere  tutto il nostro corpo, riusciamo in qualche modo a gestirci. Infatti è necessario avere un piano superiore che controlli e valuti le situazioni poiché se è vero che i piani inferiori sono pronti a farci reagire di fronte agli eventi, è altrettanto vero che è necessario attuare una valutazione più accurata, cognitiva, di ciò che ci sta attorno.

 

Guardando bene in fondo alla strada è proprio un leone quello che vedo oppure potrebbe essere una persona che si è travestita con un costume simile a quell’animale e quindi non devo scappare a gambe levate?

 

Il mio capo con quelle parole mi sta minacciando (dunque sono in pericolo) oppure è semplicemente un rimprovero ed è necessario ridurre la mia spinta emozionale di rabbia e rispondere in misura pacata?

 

Questa capacità di valutazioni sono fondamentali sia per preservare le relazioni con gli altri esseri umani e soprattutto per “completare” le nostre esperienze emozionali dandogli un significato senza farci travolgere dal nostro corpo e dal nostro sentire; quando tutti e tre i piani della casa comunicano ci sentiamo noi stessi.

 

Purtroppo può succedere che a fronte di un emozione troppo intensa od una situazioni percepita come minacciosa, non si riesca ad attuarne una valutazione integrata in quanto la comunicazione tra i tre piani del nostro cervello non è efficace; in particolare ciò accade quando tende a prevalere un tipo di elaborazione sull’ altra dove non è presente un giusto equilibrio tra la risposta emozionale e cognitiva.

 

Abbiamo visto fino ad adesso esempi dove potrebbe succedere in particolare che venga interrotta la comunicazione con l’ultimo piano, la nostra parte “razionale” in favore dei piani “emotivi” dove il rischio è mettere in atto comportamenti dannosi poiché guidati solo dal proprio istinto e dalle proprie emozioni; è altrettanto vero però che un evento od una situazione elaborata solo sul piano cognitivo può determinare in ugual misura una mancanza di significato al contenuto della nostra esperienza quando l’individuo che vive un esperienza significativa fatica a leggere il proprio corpo e le proprie emozioni dandone un significato esclusivamente cognitivo senza viverlo sul “corpo”.

 

Le nostre esperienze devono essere dunque il prodotto dell’equilibrio tra il cervello emotivo e quello razionale dove tutti e tre i piani della casa comunicano correttamente per mezzo dell’interfono. Quando ciò avviene siamo in equilibrio e ci sentiamo noi stessi.