i falsi luoghi comuni della psicologia

Quando si parla di psicologia e nel discorso si chiama in causa la figura dello psicologo, il “sentire” comune associa spesso a questa professione concezioni ed idee che se da un lato possono apparire divertenti – in effetti fanno sorridere - dall’altro lato possono rivelarsi fuorvianti e pericolose, soprattutto per chi si trova ad un crocevia ed è indeciso se rivolgersi o meno allo psicologo per chiedere aiuto.

 


Mi capita spesso di controbattere su quelli che sono i luoghi comuni della professione di psicologo: credo sia importante chiarire bene cosa si intenda con percorso psicologico per evitare confusione ma soprattutto per informare coloro che sebbene stiano soffrendo possano sentirsi frenati dal chiedere aiuto allo psicologo per un “sentito dire” del tutto sbagliato.

 


Qui di seguito alcuni delle principali credenze erronee sulla figura dello psicologo e su cosa significhi intraprendere un percorso terapeutico;

 


Spesso si sente dire: dallo psicologo ci vanno i matti, quelli matti davvero, chi va dallo psicologo è un debole!

 


In realtà la psicoterapia ed il supporto psicologico si occupa di persone che vivono una fase difficile della propria vita e che cercano una mano nel superare queste difficoltà in un dato momento. Ammettere di avere dei limiti e saper chiedere aiuto è una competenza, non una debolezza!

 


Solitamente al primo luogo comune segue a stretto giro il secondo nelle conversazioni: parlare con uno psicologo è come parlare con un amico! Alla fine è come una chiaccherata al bar, ti da due consigli e stai meglio!

 


Non è così! O perlomeno, non è così semplice. Il terapeuta in seduta non si occupa solo dell’ascolto, ma aiuta la persona ad osservare le situazioni di disagio e di dolore attraverso l’uso di specifici strumenti ed esercizi utilizzando linee guida basate sul proprio specifico orientamento oltre che sulla propria esperienza. La terapia è una palestra, un laboratorio dove la persona si mette in gioco e sperimenta nuove sensazioni, esamina insieme ad un esperto i diversi punti di vista di una situazione
di disagio e lavora sulle proprie emozioni, lavoro che non può essere svolto mentre si parla con un amico.

 


Ecco il terzo:  Vado dallo psicologo così mi dice esattamente cosa fare!  

 


Se venisse consigliato ad un paziente cosa fare senza lasciare spazio alla sua capacità di prendere decisioni, lo si spingerebbe solamente ad utilizzare il punto di vista di un'altra persona, in questo caso lo psicologo, che non è detto vada bene per lui e per quella specifica situazione in quel preciso momento.  Lo Psicologo non deve sostituirsi al paziente nel prendere una decisione che solo quest’ultimo può  e deve prendere. Lo Psicologo non è un mago e non fa miracoli: se la persona che viene in terapia non vuole cambiare, non cambierà solamente sedendosi su una poltrona e parlando. Lo psicologo, come la guida di montagna, fornisce l’attrezzatura per intraprendere il cammino ma le gambe e la fatica per raggiungere la “cima” appartengono alla persona, senza sforzo è impossibile cambiare.  

 


La psicoterapia dura anni!  

 


Ogni persona è un individuo a se e presenta una storia ed una situazione particolare, per cui non esistono regole o percorsi obbligati ma soprattutto gli obiettivi della terapia li decide la persona insieme al terapeuta.  La persona può decidere di cercare di superare un singolo problema specifico in poche sedute di sostegno, oppure se la situazione è più complessa, insieme, paziente e terapeuta possono decidere di intraprendere un percorso più lungo. In ogni caso la decisione sulla frequenza e la durata è sempre condivisa sulla base delle aspettative del paziente e dei risultati ottenuti, e la persona può sempre decidere di interrompere, modificare, accorciare o prolungare la relazione in ogni momento ed in totale assenza di vincoli.

 


La psicoterapia risolve tutti i problemi!

 


Sarebbe bello fosse realmente così, purtroppo non lo è! La psicoterapia non risolverà mai tutti i problemi di una persona; quello che si può fare insieme in questo percorso è aiutare chi sta soffrendo insegnandogli come andare nel profondo, dentro se stessi, per meglio comprendere le varie situazioni che lo affliggono. Il percorso che si intraprende durante i colloqui è un percorso di ricerca. La persona in questo processo di ricerca diventa così esperta rispetto al suo modo di sentire, ai suoi pensieri, alle sue emozioni ed al suo sistema di conoscenza – mappa mentale -, mentre il terapeuta è un esperto per quanto concerne i metodi e gli strumenti che permettono un’analisi più approfondita del “materiale” al quale la persona non riesce a dare un preciso significato e che per questo motivo causa dolore.
In questo senso il paziente è l’unico esperto del proprio modo di sentire e vedere le cose ed il terapeuta è supervisore in questo processo di ricerca, in quanto non esiste un'unica strada per svincolarsi da un momento di disagio e sofferenza, ma si valutano più strade che man mano vengono prese in considerazione all’interno di un percorso terapeutico. Queste strade devono trovare conferma e validità da parte del ricercatore, che è il paziente, e che conosce meglio di chiunque altro la propria “mappa mentale” ed il proprio dolore.  

 


In conclusione il cambiamento costa fatica per la persona che lo intraprende. Il terapeuta ha il ruolo di guida in questo percorso in quanto fornisce gli strumenti necessari perché si possa intraprendere
il sentiero dove l’obiettivo non è solo ridurre la propria sofferenza ed il proprio disagio ma conoscersi meglio in profondità.

-foto by Marco Trassini-